Leibniz riconosceva l’esistenza del corpo sottile che esiste fra la carne e lo spirito. Le sue intuizioni perorarono la causa sull’anima animale, del corpo metafisico, di realtà degli spiriti e degli angeli. Il grande filosofo rese così meschino il concetto cartesiano sull’animale automa che metteva in pericolo l’immortalità umana. Lo dimostrò in due imponenti scritti: “Principi della natura e della Grazia”, dove affermò che sia le anime umane che quelle animali sono imperiture; e “Nuovi Saggi sull’Umano Intendimento” in cui dice:

”Da quando ho elaborato questo sistema, ho trovato come le anime degli animali e le loro sensazioni non ledano affatto l’immortalità delle anime umane, per meglio dire che nulla si presta meglio a stabilire la nostra immortalità naturale della concezione che tutte le anime siamo imperiture”.

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